Secondo il Rapporto Clusit 2023, gli attacchi cyber nel mondo sono aumentati del 21% nel corso del 2022. In Italia si parla del 169%. Nel mirino dei criminali informatici c’è il comparto governativo/militare e quello manifatturiero. Il malware si conferma la modalità d’attacco preferita dagli hacker: i risultati dell’indagine
Rapporto Clusit 2023: anno da record per i cyber attacchi
Com’era prevedibile, nel 2022 gli attacchi informatici sono aumentati in tutto il mondo, in Italia in modo preoccupante. È quanto emerso dall’ultima edizione del Rapporto Clusit, il quale ha evidenziato un aumento del 21% degli attacchi informatici su scala globale, l’equivalente di 2.489 attacchi gravi, per una media di 207 al mese.
Nello specifico, l’82% dei cyber attacchi ha finalità di cyber crime, mentre l’11% di sabotaggio e spionaggio. Parallelamente è cresciuto anche il numero di azioni criminali legate all’attivismo e all’information warfare. In particolare, nei mesi primaverili Clusit ha registrato un picco degli attacchi informatici (238 al mese) dovuto allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.
Tra gli obiettivi nel mirino degli hacker, al primo posto c’è il comparto multiple target con il 22% del totale degli attacchi. A seguire il settore della sanità (12%), a pari merito con il comparto governativo/militare e il settore ICT. Nel 2022, gli attacchi al settore multiple target sono cresciuti del 94%, mentre quelli del settore manifatturiero del 79% e in questo momento sembra particolarmente attrattivo per il crimine informatico.
Il malware continua a confermarsi la modalità d’attacco preferita dai criminali informatici con il 37% degli attacchi totali. A seguire il phisihing, il social engineering e gli attacchi DDoS. Infine, l’80% degli attacchi ha avuto un impatto con gravità elevata o critica.
Attacchi informatici: la situazione in Italia
Stando ai dati emersi dal Rapporto Clusit 2023, la situazione in Italia è particolarmente critica e preoccupante. Rispetto al 2021, gli attacchi informatici che hanno colpito il Belpaese sono aumentati del 169%, di cui l’83% presenta gravità elevata o critica, e hanno rappresentato il 7,6% del totale.
Come per il resto del mondo, anche in Italia il cyber crime è la principale motivazione degli attacchi, mentre il malware è la tecnica più utilizzata. Il target maggiormente colpito è quello governativo/militare (20%), tuttavia il settore manifatturiero anche in questo caso risulta particolarmente bersagliato (19%).
“A fronte dell’aumento complessivo della spesa in ambito cyber security” ha commentato Gabriele Faggioli, presidente di Clusit e CEO di Digital360 “l’Italia spende lo 0,1% del PIL in sicurezza informatica quando altri Paesi come Francia e Canada spendono il doppio, mentre Regno Unito e Stati Uniti spendono il triplo in percentuale sul PIL. Ogni anno, da anni, è così: l’Italia arretra sempre di più come spesa complessiva e misure implementate. O si cambia direzione rapidamente, o il gap che si sta creando con gli altri Paesi sarà sempre più ampio”.