Ogni investitore deve scegliere a quale regime aderire, scegliendo tra dichiarativo e amministrato. Ciascun regime possiede vantaggi e svantaggi che devono essere pesati dal singolo operatore.
Per una migliore gestione fiscale dei propri investimenti attraverso un conto deposito titoli, è utile che l’investitore adotti la scelta più opportuna tra regime amministrato e regime dichiarativo. La preferenza può essere modificata entro il 31 dicembre di ogni anno.
Regime amministrato: in cosa consiste
Nel regime amministrato l’investitore affida alla banca o a un broker la gestione di tutte le operazioni relative al calcolo, al versamento delle imposte sulle plusvalenze e alla comunicazione con l’autorità fiscale. Questo permette all’investitore di essere sollevato da qualsiasi obbligo dichiarativo relativo a tali guadagni nella propria dichiarazione dei redditi.
Regime dichiarativo, quando è obbligatorio?
Qualora l’investitore decida di optare per il regime dichiarativo, si assumerà il rischio di calcolare autonomamente le imposte dovute, pagarle tramite modello F24 e inserirle nella dichiarazione dei redditi annuale.
E’ obbligatorio adottare questo regime quando l’investitore opera con conti esteri.
L’investitore in questo caso dovrà inserire annualmente nella propria dichiarazione dei redditi i profitti derivanti dalla sua attività d’investimento, pagandone le relative imposte entro il 30 giugno dell’anno successivo attraverso la predisposizione di un modello F24.
Investimenti finanziari: quale regime conviene applicare
Per entrambi i regimi le aliquote di imposta sono le stesse: sono pari al 12,50% sui titoli di stato ed equivalenti, e al 26% sugli altri tipi di strumenti.
Tuttavia, esistono delle differenze. Se il regime amministrato prevede l’immediato pagamento dell’imposta, nel caso di quello dichiarativo l’investitore si vedrà accreditare la somma al lordo dell’imposta e spetterà poi a lui il versamento delle tasse in un secondo momento.
Il regime dichiarativo, d’altra parte, deve sostenere il peso di una maggiore difficoltà di gestione per quanto riguarda il calcolo delle imposte e la predisposizione della dichiarazione dei redditi, nella quale andranno inseriti anche i conti in perdita. Il quadro RW e l’imposta IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie Estere) sono infatti sempre obbligatorie.
Al contrario il regime amministrato prevede una procedura semplificata perché i profitti non devono rientrare nella dichiarazione dei redditi essendo l’importo della tassazione già trattenuto dal sostituto d’imposta.
Tuttavia l’immediata tassazione delle plusvalenze nel regime amministrato può ridurre la liquidità disponibile per nuovi investimenti, che nel regime dichiarativo restano invece a disposizione dell’investitore fino al momento dell’effettivo versamento delle imposte. A quest’ultimo potrebbe inoltre aggiungersi l’eventualità dell’impiego di un professionista che prepari tutto il materiale necessario per il calcolo dell’imposta e la relativa dichiarazione.
Non esiste dunque un regime migliore dell’altro, ma dipende dalle esigenze specifiche di ciascun investitore, che dovrà valutare attentamente la scelta da fare.