Più di due terzi dei manager degli alternative investments crede che gli organismi di regolamentazione non stiano intervenendo adeguatamente nella disciplina degli aspetti Environmental, Social e Governance (ESG).
I risultati dell’indagine a livello paneuropeo realizzata durante l’annuale European Alternative Investment Conference da Duff & Phelps, società di consulenza che opera a livello globale all’insegna del «protect, restore and maximize value» per i propri clienti, mostrano che oltre due terzi (67%) dei manager del settore degli investimenti alternativi (alternative investments) ritiene che gli organismi di regolamentazione dovrebbero prestare più attenzione alla disciplina degli aspetti ambientali, sociali e di governance (Environmental, Social e Governance – ESG) degli investimenti.
La disciplina ESG prende in esame una serie di fattori che determinano la sostenibilità e l’impatto etico di un investimento. Pertanto, una maggiore regolamentazione degli investimenti ESG potrebbe contribuire a garantire il rispetto degli standard richiesti, che vanno dal consumo di energia elettrica di un’azienda al livello di inquinamento da essa creato.
Gli investitori etici hanno bisogno di sapere che tutto quanto viene affermato corrisponda a verità, poiché le conseguenze di qualsiasi dichiarazione non motivata o fuorviante possono essere molto gravi. Ad esempio, un terzo degli intervistati (il 33%) ritiene che i trend in campo ambientale, come la scarsità di risorse dovuta al riscaldamento globale, avranno l’effetto maggiormente dirompente sull’andamento dell’economia.
Il 30% degli intervistati ritiene invece che ad avere il maggiore impatto sull’economia saranno i cambiamenti sociali, come l’invecchiamento della popolazione e le mutate preferenze dei consumatori, seguiti dagli avvenimenti politici, tra cui la Brexit e gli interventi di tipo normativo (26%).
“Dato che così tanti manager nel settore degli investimenti alternativi ritengono che i fattori ambientali e sociali avranno un’effetto dirompente sull’economia, non sorprende che la maggior parte di essi siano concordi sulla necessità di una maggiore regolamentazione per ridurre il rischio di diffusione di notizie ingannevolmente positive sotto il profilo dell’impatto ambientale (il cosiddetto “green washing”) all’interno dell’industry. Al momento, mancano ancora degli standard riconosciuti che regolino il modo in cui le aziende misurano e commercializzano i loro fondi ESG e su come informano gli investitori. Le autorità di regolamentazione e i comitati di normalizzazione devono pertanto consultare gli operatori del mercato di tutto il settore e riunirsi per definire norme comuni in questo settore”, commenta Enrico Rovere, Managing Director Valuation Advisory di Duff & Phelps.
Molti intervistati ritengono che la natura qualitativa dei dati ESG sia difficile da quantificare senza standard e regolamentazioni comuni. Solo il 25% degli intervistati concorda sul fatto che i fattori ESG potrebbero essere misurati in modo coerente e affidabile per valutare i loro costi rispetto ai benefici per gli investitori. Al contrario, il 75% degli intervistati è in disaccordo o in forte disaccordo con tale opinione.
“Il settore finanziario può essere un importante attore nella lotta al cambiamento climatico e può contribuire a promuovere la giustizia sociale. Tuttavia, dobbiamo quantificare e creare uno standard per la misurazione dei fattori ESG universalmente riconosciuto nell’industry se vogliamo valutarne l’efficacia e i benefici per la società”, conclude Enrico Rovere.