L’implosione della Silicon Valley Bank ha portato ad accuse reciproche, in quanto dirigenti e investitori stanno sfruttando la crisi per i propri messaggi.
Un altro (grosso) problema per le criptovalute?
L’improvviso crollo della Silicon Valley Bank (SVB) di venerdì 10 marzo 2023 ha scatenato il panico in tutto il settore tecnologico. Ma i dirigenti e gli investitori in criptovalute (che hanno sopportato un anno di sconvolgimenti quasi costanti, vedi l’affaire FTX) hanno colto il momento per “predicare e rimproverare”. Per una volta, quindi, la crisi non sembra ruotare attorno a una società di criptovalute. Almeno non nel senso stretto del termine
Secondo i sostenitori delle criptovalute, la colpa è del sistema bancario centralizzato. La loro visione di un sistema finanziario alternativo, svincolato dalle grandi banche e da altri guardiani, era migliore. I sostenitori delle criptovalute sostengono che le autorità di regolamentazione governative, che di recente hanno dato un giro di vite alle società di criptovalute (anche proprio grazie al fallimento ed all’importanza di FTX), hanno gettato i semi dell’implosione delle banche.
“Il denaro tradizionale (fiat money in inglese) è fragile“. Così ha scritto un noto sostenitore del Bitcoin, Erik Voorhees, usando un termine comune per indicare le valute tradizionali.
“Stiamo assistendo a degli intoppi nella macchina“, ha dichiarato un altro. “Questa è un’opportunità per prendere fiato e considerare i vantaggi pratici della decentralizzazione“.
Ma il tono è cambiato rapidamente. Un’importante società di criptovalute ha rivelato venerdì 10 marzo 2023 di avere miliardi di dollari bloccati nella Silicon Valley Bank. Una cosiddetta stablecoin, progettata per mantenere un valore costante di 1 dollaro, è improvvisamente scesa di prezzo, facendo tremare il mercato.
Di chi è la colpa?
Il dito è stato puntato in entrambe le direzioni. Alcuni investitori tecnologici hanno sostenuto che il susseguirsi di cattivi attori e di crolli notturni nel mondo delle criptovalute ha condizionato le persone a farsi prendere dal panico al primo segnale di difficoltà, creando le premesse per la crisi della Silicon Valley Bank. A novembre, FTX, la borsa di criptovalute gestita da Sam Bankman-Fried, è fallita dopo che l’equivalente crittografico di una “corsa a recuperare i propri risparmi in banca” ha fatto emergere un enorme buco nei suoi conti.
“È il modello di riconoscimento delle criptovalute che troppi hanno“, ha dichiarato Joe Marchese, investitore presso la società di venture capital Human Ventures.
Il gioco dello scaricabarile è un segno della faziosità dell’industria tecnologica, in cui le start-up e le tendenze più in voga vanno e vengono?
Quando la Silicon Valley Bank è implosa, i sostenitori delle criptovalute hanno incolpato le strutture del sistema finanziario tradizionale di aver seminato l’instabilità. Alcuni investitori hanno dato la colpa al panico dei social media, che ha scatenato la corsa alle banche. Altri hanno incolpato il governo americano per le sue politiche economiche, o la banca stessa per una cattiva gestione e un’ancor peggiore comunicazione.
Il dibattito, appena nato, si svolge dopo un anno tumultuoso per le aziende tecnologiche. Anno in cui il settore delle criptovalute ha subito un crollo durato mesi e alcune delle più grandi aziende della Silicon Valley hanno effettuato licenziamenti di massa. Questi ultimi, giova dirlo, sono colpa delle troppe assunzioni fatte durante la pandemia, quano l’essere bloccati a casa ha scatenato e fatto esplodere l’uso dell’e-commerce e delle piattaforme di video calling.
E dopo la sbronza di assunzioni, i licenziamenti per il rallentamento sono fisiologici. Tenendo a mente, tra l’altro, che sono state licenziate molte meno persone di quante ne siano state assunte. Ma questo i social che corrono (troppo) veloce, ed i mass media, sempre alla ricerca di un (errato) sensazionalismo, certamente non lo dicono.
“Le persone sono semplicemente traumatizzate. Sono finanziariamente sconvolte“, ha dichiarato Sam Kazemian, fondatore del progetto di criptovaluta Frax. “Non appena vedi qualcosa, ti chiedi se c’è un incendio laggiù perché c’è odore di fumo. E poi si tratta come se tutto stesse bruciando e si esce finché si è in tempo“.
Cosa è successo alla Silicon Valley Bank
La Silicon Valley Bank ha iniziato a vacillare mercoledì 8 marzo 2023. In quell’occasione ha rivelato di aver perso quasi 2 miliardi di dollari, e ha annunciato che avrebbe venduto attività per soddisfare la domanda di prelievi. La notizia ha scatenato la paura nel settore tecnologico, con molte start-up che si sono affrettate a ritirare i loro soldi dalla banca di Santa Clara, in California.
Come spesso accade nelle crisi bancarie, queste preoccupazioni si sono trasformate in una profezia che si è autoavverata. Venerdì 10 marzo 2023, la Federal Deposit Insurance Corporation (l’ente che tutela i risparmiatori americani) ha annunciato che avrebbe preso il controllo della Silicon Valley Bank, segnando il più grande fallimento bancario dalla crisi finanziaria del 2008. Le aziende tecnologiche con denaro depositato nella banca si sono affannate a pagare dipendenti e fornitori.
La Silicon Valley Bank era in “solide condizioni finanziarie prima del 9 marzo“, secondo un comunicato del Dipartimento per la protezione e l’innovazione finanziaria della California. È diventata insolvente dopo che gli investitori e i depositanti hanno provocato una corsa ai depositi, si legge nell’ordinanza.
La Silicon Valley Bank sembra però aver avuto un’impronta relativamente piccola nel settore delle criptovalute. Storicamente, molte grandi banche si sono rifiutate di lavorare con le società di criptovalute, data l’incertezza giuridica che circonda gran parte del settore.
Il problema di Circle
C’è stata almeno un’eccezione degna di nota. Circle, una società che emette stablecoin, un pilastro del trading di criptovalute, conserva una parte delle sue riserve di denaro presso la Silicon Valley Bank. Questo secondo i suoi rendiconti finanziari.
Dopo una giornata di frenetiche speculazioni sull’entità dell’esposizione di Circle, la società ha rivelato venerdì 10 marzo 2023 che 3,3 miliardi di dollari dei suoi 40 miliardi di riserve sono rimasti presso la Silicon Valley Bank. “I bonifici avviati giovedì per rimuovere i saldi non sono ancora stati elaborati“, ha dichiarato Circle in un comunicato su Twitter.
A differenza di altre criptovalute volatili, le stablecoin dovrebbero rimanere ancorate a un prezzo di 1 dollaro. L’incertezza intorno a Circle ha fatto crollare il prezzo della sua popolare stablecoin, USDC, al di sotto di 1 dollaro durante le contrattazioni di venerdì e sabato 10 e 11 marzo 2023. Ciò ha nuovamente sollevato il timore di un altro crollo del settore delle criptovalute. Venerdì sera, il gigantesco exchange di criptovalute Coinbase ha interrotto le conversioni tra USDC e dollari statunitensi, citando la volatilità del mercato.
Tuttavia, mentre la crisi si faceva strada, i sostenitori delle criptovalute hanno trattato il crollo della Silicon Valley Bank come un’occasione per ribadire le argomentazioni che portano avanti fin dalla crisi bancaria del 2008. Secondo loro, questo sconvolgimento ha dimostrato ancora una volta, come detto prima, che i sistemi finanziari erano troppo centralizzati, il che ha contribuito a ispirare la creazione di Bitcoin.
Silicon Valley Bank come FTX?
Ma la corsa a ritirare soldi dalla Silicon Valley Bank ha anche seguito un copione che ricorda le crisi scoppiate l’anno scorso nel settore delle criptovalute. Crisi culminate nell’implosione di FTX.
I critici dell’industria delle criptovalute hanno sostenuto che una versione cripto-centrica del fallimento della Silicon Valley Bank sarebbe stata peggiore per tutti.
Se si trattasse di una cripto-banca non regolamentata, il denaro potrebbe semplicemente sparire, in effetti. Il fatto che la FDIC sia intervenuta per gestire la situazione in modo ordinato dimostra, al contrario, che “il sistema funziona”.
Nei prossimi giorni, la FDIC rimborserà ai depositanti della banca fino a 250.000 dollari, e supervisionerà un processo di recupero dei fondi persi. “Non c’è nessun regolatore di criptovalute che assicuri conti per 250.000 dollari“, ha dichiarato Danny Moses, un investitore di Moses Ventures noto per aver previsto la crisi del 2008 in “The Big Short“.
Altri analisti hanno sostenuto che la Silicon Valley Bank ha aggravato la crisi. Lo avrebbe fatto annunciando le sue perdite finanziarie poco dopo che Silvergate Capital, una banca con stretti legami con l’industria delle criptovalute, ha iniziato a chiudere le sue operazioni la scorsa settimana. Hanno sottolineato che le modalità di comunicazione della Silicon Valley Bank hanno contribuito a scatenare il panico che ha alimentato la corsa agli sportelli.
La comunicazione di SVB, in ogni caso, non è stata tempestiva, questo sembra acclarato. Tutti erano già agitati dopo il crollo di Silvergate.
Diverse altre società sono state colpite dal crollo dell’importante banca di criptovalute. BlockFi, Avalanche, Yuga Labs e Proof sono tra i nomi delle criptovalute che hanno avuto un’esposizione alla Silicon Valley Bank, ora chiusa. Vediamo di esaminare la loro situazione.
BlockFi e Avalanche
La banca cripto-friendly Silvergate è stata costretta a restituire 9,85 milioni di dollari a BlockFi nell’ambito della procedura di fallimento attualmente in corso. Secondo i documenti resi disponibili sul sito web del consulente per la ristrutturazione di BlockFi, venerdì 10 marzo 2023 il tribunale fallimentare che supervisiona il processo di ristrutturazione di BlockFi ha ordinato a Silvergate di rilasciare immediatamente 9,85 milioni di dollari al prestatore di criptovalute (ormai defunto).
L’ordine arriva dopo che BlockFi e Silvergate hanno stipulato un accordo nell’agosto 2020. Nell’accordo, Silvergate agiva come istituto di deposito “per quanto riguarda gli accrediti e/o gli addebiti avviati da BlockFi attraverso Silvergate su conti mantenuti presso Silvergate ed altri istituti finanziari di deposito“. Nel novembre 2021, BlockFi ha accettato di costituire una riserva di 10 milioni di dollari. L’accordo stabiliva che il conto sarebbe terminato 90 giorni lavorativi dopo l’ultimo trasferimento pertinente, garantendo a BlockFi un accesso illimitato a quei fondi.
“Silvergate svincolerà immediatamente 9.850.000 dollari dal Silvergate Reserve Account a un conto designato dai Debitori“, si legge nell’ordinanza, consentendo a Silvergate di tenere i restanti 150.000 dollari nel conto di riserva. L’ordine del tribunale fa parte del procedimento fallimentare in corso di BlockFi, la prima società a presentare istanza di fallimento all’indomani del crollo di FTX. Il prestatore di criptovalute ha più di 100.000 creditori, e deve loro una cifra compresa tra 1 e 10 miliardi di dollari.
Di Circle abbiamo già detto.
La Fondazione Avalanche, che sostiene la blockchain Avalanche, ha annunciato venerdì sera di avere “poco più” di 1,6 milioni di dollari di esposizione verso la Silicon Valley Bank. Il token nativo di Avalanche, AVAX, vanta attualmente una capitalizzazione di mercato di 4,84 miliardi di dollari. Hanno twittato: “Alla luce delle recenti notizie, vorremmo confermare che la Fondazione Avalanche non ha alcuna esposizione a Silvergate, e poco più di 1,6 mln di dollari di esposizione alla Silicon Valley Bank. La Fondazione Avalanche è rattristata dalle notizie su SI e SIVB, e si augura che tutti i depositanti siano risarciti“.
YugaLabs e Proof
Yuga Labs, la società da 4 miliardi di dollari che sta dietro alla collezione dominante di NFT Bored Ape Yacht Club (tra gli altri progetti), è esposta a SVB. Il cofondatore di Yuga, Greg Solano, ha dichiarato venerdì che l’azienda ha un’esposizione “molto limitata” nei confronti della banca fallita. Yuga non ha però ancora confermato l’ammontare esatto. Solano ha detto che l’importo “non ha alcun impatto sulla nostra attività o sui nostri piani“.
Un altro leader nelle NFT potrebbe essere stato colpito più duramente. Il progetto Web3 creato dal cofondatore di Digg Kevin Rose, che sta dietro la raccolta di NFT Moonbirds, ha rilasciato una dichiarazione venerdì 10 marzo 2023 confermando che Proof detiene liquidità presso la Silicon Valley Bank.
“Proof detiene contanti presso SVB, tuttavia… Abbiamo fortunatamente diversificato i nostri asset tra ETH, monete stabili e fiat“, ha scritto la società su Twitter venerdì. Proof non ha ancora reso noto l’ammontare dei contanti che ha vincolato presso SVB. Pur ammettendo che il fallimento di SVB “fa schifo“, la società ha anche insistito sul fatto che la potenziale perdita non influirà sulla sicurezza degli asset dei clienti o sulla tabella di marcia di Proof.