La Banca d’Italia ha rilasciato a fine dicembre la nota sui tassi di recupero delle sofferenze nel 2022 da cui emerge che le banche italiane hanno cancellato dai propri bilanci posizioni per circa 22 miliardi di euro.
La riduzione dell’ammontare di sofferenze
Nel 2022, le banche italiane hanno cancellato dai propri bilanci posizioni per un valore di circa 22 miliardi di euro. Questo dato è superiore a quello del 2021, sia in termini assoluti (17 miliardi), sia in termini percentuali (64% contro il 42%).
In altre parole, le banche italiane hanno chiuso nel 2022 crediti deteriorati per un valore pari a circa quattro volte il valore dei nuovi crediti deteriorati che sono entrati nei loro bilanci nello stesso anno.
L’incremento del 2022 rispetto al 2021 è dovuto principalmente alle cessioni di crediti deteriorati, che sono passate da 14 a 18 miliardi di euro. L’ammontare delle posizioni chiuse in via ordinaria, invece, è rimasto sostanzialmente stabile (circa 4 miliardi di euro).
I tempi di smaltimento dei crediti deteriorati continuano a migliorare. Nel 2022, la quota delle posizioni chiuse entro un anno dalla classificazione a sofferenza è stata del 65%, in aumento rispetto al 38% del 2015. Inoltre, l’85% delle posizioni viene chiuso entro tre anni dall’ingresso a sofferenza.
Nel 2022, il ricorso alle cartolarizzazioni è stato inferiore rispetto agli anni precedenti. Questo è dovuto anche al fatto che, dal 14 giugno 2022, le GACS (garanzie pubbliche per le cartolarizzazioni di sofferenze) non sono più disponibili. Le GACS hanno assistito quasi tutte le principali operazioni di cartolarizzazione di sofferenze del 2022 (5,4 miliardi di euro, l’82% delle sofferenze cartolarizzate).
Le inadempienze probabili, che sono crediti che presentano un elevato rischio di deterioramento, sono aumentate nel 2022 a 7 miliardi di euro, rispetto ai 5,7 miliardi del 2021.
I tassi di recupero delle sofferenze chiuse
Nel 2022, le banche italiane hanno recuperato in media un valore maggiore dai crediti deteriorati che hanno chiuso, sia se ceduti a terzi, sia se gestiti internamente.
In particolare, il tasso di recupero medio è aumentato dal 29% al 32% per le posizioni cedute e dal 45% al 47% per le posizioni chiuse in via ordinaria.
Il tasso di recupero medio sulle sofferenze assistite da garanzie reali è stato del 40% nel 2022, in aumento rispetto al 38% del 2021. Questo aumento è dovuto principalmente al miglioramento del tasso di recupero delle posizioni cedute, che è passato dal 34% al 38%.
Per le posizioni non assistite da garanzie reali, il tasso di recupero medio è stato del 27% nel 2022, in aumento rispetto al 25% del 2021. Questo aumento è dovuto a un miglioramento del tasso di recupero sia delle posizioni cedute, che è passato dal 22% al 24%, sia delle posizioni gestite internamente, che è passato dal 35% al 42%.
I prezzi di cessione dei crediti deteriorati
Nel 2022, le banche italiane hanno ceduto crediti deteriorati per un valore pari a circa 18 miliardi di euro. Il prezzo medio di cessione di questi crediti è stato del 21% dell’esposizione lorda di bilancio al momento della cessione, in lieve aumento rispetto al 20% del 2021.
Questo aumento è dovuto a un miglioramento del prezzo di cessione sia delle sofferenze assistite da garanzia reale, che è passato dal 29% al 32%, che da quelle non assistite, che è passato dall’11% al 12%.
Il prezzo di cessione dei crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, che includono le inadempienze probabili e le esposizioni scadute e/o sconfinanti, è stato del 34% nel 2022, in riduzione di 6 punti percentuali rispetto al 2021.
Questa riduzione è dovuta al minor peso della componente garantita tra i crediti deteriorati diversi dalle sofferenze. Infatti, le inadempienze probabili e le esposizioni scadute e/o sconfinanti sono meno frequentemente assistite da garanzie reali rispetto alle sofferenze.
In conclusione, i dati del 2022 indicano:
- una tendenza positiva per la gestione dei crediti deteriorati da parte delle banche italiane. I tempi di smaltimento continuano a migliorare e le banche stanno aumentando le azioni per ridurre il proprio stock di crediti deteriorati.
- che le banche italiane stanno recuperando in media un valore maggiore dai crediti deteriorati che chiudono e stanno ottenendo un prezzo di cessione più elevato dai crediti deteriorati che ceduto. Questo miglioramento è dovuto a una serie di fattori, tra cui la riduzione delle consistenze dei crediti deteriorati, i bassi tassi di ingresso in sofferenza e i progressi conseguiti dagli intermediari nella gestione di questi crediti.