A dicembre 2023 il tasso di default medio delle imprese italiane è salito al 2,39%, mentre per le società di capitale dovrebbe raggiungere il 3,5% nel 2024. Aumenta anche il numero di finanziamenti erogati alle aziende, in crescita del 5,4% nel 2023.
Tasso di default in crescita: l’analisi dell’Osservatorio CRIF
Dopo un lungo periodo di decrescita, che ha toccato il punto più basso a fine 2021, a partire dall’anno successivo il tasso di default medio delle imprese italiane è tornato a crescere, in modo lento ma costante, attestandosi al 2,39% a fine 2023. È quanto emerso di recente dall’Osservatorio sulle Imprese realizzato da CRIF, che ha rilevato anche quali sono i settori più colpiti.
Il rialzo è dovuto all’aumento dei tassi d’interesse sostenuto dalla BCE, associato a una lenta ripresa economica post-covid e a un contesto geopolitico incerto che hanno innescato un’inversione di tendenza nella rischiosità del credito. L’Osservatorio sulle Imprese ha fornito una panoramica dettagliata circa l’andamento del credito di oltre 2,5 milioni di imprese italiane, di cui ditte individuali, società di persone e società di capitale.
Rischio di credito al 5,4% per le società di capitale
Il 2023 si è chiuso con un tasso di default medio del 2,39% per le imprese italiane. Nello specifico, le imprese individuali hanno registrato un livello di rischiosità del 2,49%, le società di persone dell’1,62%, mentre le società di capitale del 2,58%. Rispetto a quest’ultima categoria, CRIF Ratings prevede un ulteriore aumento nell’anno in corso, che si dovrebbe attestare intorno al 3,5%.
Sul fronte del credito erogato, nel 2023 si è registrato un aumento del 5,4% del numero dei finanziamenti alle imprese (+8,7% per le società di capitale), anche se la crescita dell’importo finanziato si attesta solamente all’1,7%. Questi dati evidenziano una maggiore necessità di credito da parte delle imprese, ma con una minor propensione a indebitarsi con importi elevati, attribuibile alla maggiore onerosità del debito.
I settori più a rischio
L’analisi di Crif si è estesa anche a livello settoriale e ha evidenziato una certa disomogeneità tra settori che si dimostrano stabili e resilienti, rispetto ad altri hanno subito maggiori scossoni. Guardando alle società di capitale, tra i settori più a rischio figurano il Leisure (3,86%), i Trasporti e la Logistica (3,64%), le Costruzioni (3,20%) e il Commercio di autoveicoli (3,07%).
“La crescita del tasso di default sarà influenzata dal permanere di un contesto di instabilità a livello globale e da uno scenario economico domestico ancora fragile” ha commentato Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings. “In particolare, i fattori rilevanti che potrebbero avere impatti sulla rischiosità delle imprese sono l’evoluzione delle tensioni in Medio Oriente, le decisioni da parte delle banche centrali in termini di politica monetaria su cui si intravedono i primi segnali di possibile allentamento nei prossimi mesi, l’esito delle elezioni negli Stati Uniti e del Parlamento Europeo, la traiettoria economica e politica della Cina”.