Il desiderio di arricchirsi facilmente e svoltare la propria vita porta molte persone a fidarsi di chi promette grossi guadagni senza sforzo. Il giornalista d’inchiesta Germano Milite è da anni attivo nello smascherare i “fuffa-guru”.
Diffidate dai fuffa-guru, facili guadagni senza sforzo sono un’utopia
Girano con auto sportive, vestono firmato, hanno orologi da migliaia di euro, vivono a Dubai, promettono soldi facili, senza bisogno di studio o conoscenze specifiche. E qualcuno ci casca, eccome se ci casca.
Se fosse tutto come raccontano ci sarebbe da chiedersi perché la maggior parte delle persone continui ad andare a lavorare o all’università, se diventare ricchi, anzi ricchissimi, è così semplice.
Si è da poco concluso il mese dell’educazione finanziaria dove sono stati scritti fiumi di articoli su economia e finanza, eppure dei fuffa-guru dell’arricchimento automatico e del trading online facile, hanno parlato in pochi.
C’è però un giornalista che lo fa da tempo, ricevendo in cambio minacce e querele. Si chiama Germano Milite ed è l’ideatore di Fufflix, la rubrica d’approfondimento della testata giornalistica YONng.it, ormai diventato un vero e proprio “organo di vigilanza indipendente” contro truffe, raggiri, pratiche commerciali scorrette, pubblicità ingannevole.
Lo abbiamo incontrato per capire come riconoscere i fuffa-trader e comprendere come starne alla larga.
Germano, seguendo alcuni profili sui social sembra facilissimo arricchirsi con il trading online, anche senza conoscenze finanziarie e senza fare nulla. Qual è l’identikit tipo del fuffa-trader?
I fuffa-trader rientrano nella categoria dei money making, ovvero quelle persone che ti insegnano a fare soldi e che sono dei cloni nei modi, indipendentemente dal fatto che si occupino di forex, dropshipping, vendite online di prodotti di vario genere o altro. Dico che sono dei cloni perché la comunicazione è sempre uguale.
E quali sono gli elementi distintivi? Promettono innanzitutto rendite passive o automatiche. In più, non servono competenze. Quindi non bisogna studiare dati finanziari, grafici o seguire i mercati, perché loro ti propongono il tool o il software o il bot che ti rende facile diventare ricco.
Una sorta di campo dei miracoli dove il gatto e la volpe sono i broker: tu mi dai tre zecchini d’oro, io li metto nel mio tool che investe sui mercati per te, vai a dormire e il giorno dopo i tuoi tre zecchini sono diventati tremila.
Sui fuffa-broker ho fatto un’inchiesta, con un ex manager di grossi broker, mettendo in luce che questi broker non guadagnano dal trading ma dalle affiliazioni al sistema di trading. Infatti, un altro modo per fiutare la fuffa è quando un broker ti viene imposto.
Spesso il pacchetto di sottoscrizione prevede che la sala segnali sia gratis però le operazioni le devi fare con un certo intermediario. Ecco, quando spingono molto per un broker lì c’è fuffa, anche perché c’è un conflitto di interesse: chi fornisce il tool guadagna dalla sottoscrizione, dalle operazioni fatte e dai margini ottenuti, ma i broker in realtà, come il banco del casino, fanno soldi quando si chiude una posizione in perdita.
Riepilogando, quando c’è la promessa di una rendita automatica passiva, senza competenza, con l’uso di software e l’imposizione di un broker, ecco lì è bene non metterci un euro.
Aggiungo anche che, vivere di trading se non hai capitali importanti e tempo a disposizione è un’utopia. Diffidate dai fuffa-trader che dicono che basta un piccolo budget, anche solo 200 euro, per diventare ricchi.
Questo l’identikit del fuffa-trader, ma qual è l’identikit della vittima ideale?
Le persone poco preparate sono più facilmente raggirabili, ma ti assicuro che anche molte persone istruite e colte ci cascano, soprattutto quando si trovano in una fase della propria vita delicata, in cui sono fragili e più esposte a chi arriva dicendo ciò che si vuole sentir dire, come che si può uscire da una routine frustrante o che ci si può fare una seconda entrata facilmente.
Per cui ci sono dinamiche psicologiche da considerare, non pensiamo che ci caschino solo sotto-scolarizzati o sprovvediti.
E c’è anche un’altra questione: spesso i fuffa-guru si avvalgono di collaborazioni con influencer noti e personaggi famosi in grado di avere presa su molte persone.
Sfortunatamente l’autorità garante non sta intervenendo in merito. Non ci sono sanzioni, mentre dovrebbero esserci ed essere anche molto consistenti per evitare che realtà poco serie possano contare sulla risonanza di personaggi mediaticamente molto forti.
Comprese queste dinamiche, facciamo un passo indietro per capire come sei diventato uno specialista nel riconoscere e smascherare i fuffa-guru. Da dove nasce la tua attività di inchiesta?
Sono diventato un giornalista professionista nel 2010 e nel 2012 ho fondato YOUng.it. Fin da subito mi sono occupato di tutela dei consumatori. Il mio primo articolo riguardava un’assicurazione sanitaria che mi era stata venduta telefonicamente con pubblicità ingannevole. Quindi io, che già all’epoca registravo le telefonate, avevo la telefonata registrata e scrissi il pezzo su questa compagnia assicurativa molto grande e feci il resoconto di tutti i servizi promessi nella telefonata ma che poi non erano previsti.
Da lì non mi sono più fermato. Mi sono occupato del settore no profit dietro cui si celano realtà che invece funzionano come multilevel e si approfittano di quelle persone che si incontrano per strada, i cosiddetti divulgatori, messi sul marciapiede senza un compenso fisso, spesso il giorno stesso del colloquio, dopo un’ora di formazione e con un guadagno solo al raggiungimento di un certo numero di sottoscrizioni. Quel che ho fatto è stato infiltrarmi in una di queste società che fa recruiting per società no profit e ho fatto un’inchiesta su questa situazione.
Poi mi sono dedicato al mondo start up finanziate attraverso sistemi di crowdfunding che si reggevano su pubblicità ingannevole.
Da quella esperienza nasce nell’estate del 2019 Fufflix come rubrica di YOUng dedicata alla scoperta di fuffa, truffe, pratiche commerciali scorrette e pubblicità ingannevoli.
Oggi è diventato un organo di monitoraggio, di aiuto, di sostegno, di orientamento e di denuncia mediatica al servizio degli utenti e dei consumatori. Un mix tra un prodotto editoriale e un servizio di pubblico aiuto per evitare truffe e scorrettezze.
Non è mancato il calvario delle querele, tutte archiviate, ma che tolgono tempo ed energie. Per cui sorge spontanea una domanda: ma chi te lo fa fare?
È una questione di vocazione. Sono stanco di vedere questa gente vincere ed essere incontrastata nel racconto della fuffa. Per me è veramente una missione. Se fai un’inchiesta per diventare famoso o ricco, hai proprio sbagliato approccio perché prima di diventare conosciuto, ci sono anni e anni di lacrime e sangue, processi, minacce e diffamazioni.
Qualcuno che hai attaccato ha smesso di fare il fuffa-guru oppure, nonostante i tuoi attacchi pubblici, continuano interrottamente?
Certo, alcuni hanno finito di fare affari e sono spariti del tutto o comunque hanno visto ridimensionarsi notevolmente la loro popolarità. Altri hanno avuto visite della Guardia di finanza e hanno avuto delle conseguenze.
Si potrebbe pensare che questa attività di denuncia non porti a nulla, ma è solo perché è più facile notare quelli che ancora sono attivi e vanno avanti come se niente fosse, rispetto a chi sparisce.
Le querele, le minacce e i tentativi di sabotaggio che ricevo costantemente dimostrano che il lavoro che sto facendo è di disturbo.
Poi è chiaro che da solo non posso azzerare il fenomeno in Italia, ma inizio con il fare la mia parte, cerco di limitare i danni della fuffa e i risultati ci sono.
È importante però fare un distinguo: qual è la differenza fra fuffa e truffa?
La fuffa è il prodotto cialtronesco, dozzinale, venduto con tecniche fumose che però esiste. Pensa, per esempio, a un corso di formazione che promette di svoltarti la vita. Il corso non risolve nulla, magari non vale quanto hai speso, te l’hanno venduto in modo subdolo, ma c’è. Diversa è la truffa per cui ti chiedono dei soldi per non darti nulla in cambio.
Altro esempio di fuffa è magnificare alcuni traguardi e pavoneggiarsi di risultati gonfiati o inventati. Pensa a quante persone scrivono su Linkedin che sono stati speaker di TEDx o che sono nella classifica di Forbes under qualcosa. Non c’è nulla di truffaldino, ma sono informazioni che non dicono nulla del tuo valore e della tua professionalità. TEDx speaker non è un titolo di studio, non è un lavoro e non è una skill e anche le classifiche Forbes lasciano il tempo che trovano.
La truffa invece è definita dal codice penale come un artifizio o un raggiro atto a indurre una persona in errore, al fine di ottenere un ingiusto profitto da un altrui danno. Quindi, facendo un esempio banale, se dico di venderti un telefono, mi paghi 1200 euro, vai a casa e quando apri la confezione il telefono non c’è, ti ho truffata.
Spesso la fuffa è l’ancella della truffa, ma è bene distinguere i due termini. Nel primo rientrano, come detto, le pratiche commerciali scorrette e la pubblicità ingannevole, ma non necessariamente si arriva alla truffa.
Come conduci le tue inchieste?
Uso molto il web, fonti ufficiali e OSINT, faccio verifiche online e poi mi avvalgo di una rete di collaboratori specializzati in temi fiscali e legali. Quando devo fare un’analisi mi avvalgo, infatti, del parere di fiscalisti o avvocati penalisti, civilisti e tributaristi. E spesso sono loro che mi segnalano anomalie e me ne danno una spiegazione.
È molto importante capire che un giornalista d’inchiesta non può essere un tuttologo. L’apporto di altri professionisti è fondamentale. E aggiungo che non credo nel giornalista non mediato. Credo invece in un giornalismo fatto di partecipazione e a un’intelligenza collettiva in grado di rendere le inchieste più precise.