La digitalizzazione sta cambiando il mondo del credito con importanti benefici in termini di efficientamento dei processi e qualità del servizio. Ma non è tutto oro ciò che luccica. Per conquistarsi la fiducia del mercato serve investire in sicurezza.
Che la pandemia rappresenti uno spartiacque nella storia (piccola o grande che sia) è un dato di fatto.
La crisi sanitaria ha letteralmente cambiato, per non dire stravolto, le nostre abitudini, il nostro stile di vita, il nostro modo di agire e inevitabilmente di pensare. Un grande calderone in cui ci è finito dentro di tutto, per essere mescolato, rimestato, rimpastato e di cui dobbiamo trarne conseguenze e bilanci definitivi, poiché per queste cose serve tempo.
Tuttavia, i saggi affermano che dietro una crisi si nasconde sempre un’opportunità, un’occasione per crescere, per evolvere e migliorare. Da quando il virus si è diffuso nella nostra Penisola e a livello globale nuove abitudini hanno sostituito quelle vecchie. Un esempio? Facile, tutti noi abbiamo iniziato a utilizzare in modo più consistente gli strumenti digitali.
Chi può dire di aver fatto una video conferenza nel periodo pre-covid? Eppure, le possibilità per farlo esistevano.
E qui, arriviamo al punto: la digitalizzazione. Un tema caldo, anzi bollente, che riguarda le persone, le aziende, il sistema Paese nella sua interezza. E, ovviamente, anche il settore del credito.
Non è un caso, se in questi ultimi anni il comparto del Fintech è cresciuto in modo esponenziale.
I consumatori vogliono un servizio rapido, veloce, intuitivo, accessibile direttamente dal proprio smartphone. Anche perché ormai chiunque (non tutti, ma soprattutto le fasce d’età più digital) è abituato a fare tutto col cellulare e perché mai dovrebbe tornare indietro?
Inoltre, secondo la maggior parte degli utenti, i servizi digitali godono di una maggiore personalizzazione.
Un doppio binario che permette al consumatore di vivere un’esperienza appagante e “su misura” e di riflesso consente alle organizzazioni di conoscere in modo più approfondito la propria clientela. I dati rappresentano ad oggi il bene più prezioso. Grazie ad essi, le aziende sono in grado di ridisegnare strategie e modelli di business, e migliorare i processi interni e la customer experience.
Stiamo assistendo ad una corsa alla trasformazione digitale che non riguarda solamente start-up e giovani talenti, ma anche le banche tradizionali, che in agenda per il biennio 2022-23 hanno messo la digitalizzazione al primo posto. D’altronde anche gli istituti bancari non possono più permettersi di rimanere ancorati ai vecchi sistemi tradizionali. Il rischio di perdere grosse fette di mercato è molto elevato.
Ma attenzione! La trasformazione digitale non è una gara, ma un obiettivo comune.
Anche perché, dietro un’opportunità (recita sempre il saggio) si nasconde anche un rischio.
La digitalizzazione porta con sé molti vantaggi, ma anche altrettanti problemi, in particolare legati alla sicurezza informatica. Di pari passo con l’utilizzo dei dispositivi tecnologici e della Rete sono aumentati anche i crimini informatici, frodi e truffe online a danno di istituzioni, enti aziende e comuni cittadini.
Di questo le persone sono consapevoli (anche se non adeguatamente educate).
E per conquistare la fiducia dei clienti, una delle partite più importanti della così detta trasformazione digitale si giocherà certamente sul terreno della cyber security.