Mentre la Vigilanza Ue richiederebbe all’Italia la cessione delle sofferenze, il sistema bancario italiano risponde con una scommessa: cercare di recuperare il valore delle sofferenze.
Il confronto è serrato da mesi, ma Intesa Sanpaolo sta dimostrando che l’impresa, pur molto impegnativa, può portare discreti risultati.
Nel primo semestre dell’anno le attività di recupero della Capital Light Bank, la divisione costituita a fine 2014 sotto la guida di Giovanni Gilli e dedicata alla gestione di asset non core, hanno incassato più di 800 milioni. Al risultato hanno contribuito sia le gestioni interne che i servicer esterni, a cui Intesa si appoggia soprattutto per i portafogli di piccolo taglio. Il numero si confronta con i 600 milioni incassati nella prima metà del 2016 e con gli 1,2 miliardi portati a casa nell’intero esercizio. Ancora prima, nel 2014, la banca guidata da Carlo Messina aveva recuperato 800 milioni, saliti a 950 nel 2015 quando la Capital Light Bank era già pienamente operativa. La tendenza al miglioramento per il gruppo è insomma costante e potrebbe essere confermato nei prossimi trimestri. Anche perché Intesa ha messo in atto iniziative volte a incrementare i recuperi, con la predisposizione di sistemi incentivanti dedicati.
Nella prima metà dell’anno peraltro l’attività di recupero ha affiancato quella di cessione degli stock. Intesa ha infatti messo sul mercato un portafoglio dal valore nominale di circa 2 miliardi, ceduto a giugno a Christofferson Robb & Company e Bay View (progetto Beyond the Clouds), mentre sarebbe in dirittura d’arrivo Rep, una partnership sulla gestione di crediti con sottostante immobiliare per circa 1,35 miliardi. Qualcosa di molto simile al progetto Sandokan di Unicredit che avrebbe finalmente raggiunto il closing solo nei giorni scorsi. Novità su Rep sono attese in settembre e sul dossier ci sarebbero già quattro potenziali investitori tra cui Pillarstone.
Parallelamente procede l’attività di Reoco, il progetto di gestione attiva delle garanzie immobiliari. Nel primo semestre la struttura ha effettuato interventi diretti sia in asta che in auction support, cioè favorendo l’operatività di investitori esterni per avere una gestione più attiva del collaterale immobiliare. A fronte di iniziative di questo genere su circa 80 immobili, ci sono state aggiudicazioni per un controvalore di 15 milioni. Se Intesa punta su una strategia mista in cui le gestioni mantengono un grande peso, Unicredit è più concentrata sulle cessioni. Nella prima metà dell’anno la banca guidata da Jean Pierre Mustier ha completato il deconsolidamento di un portafoglio da oltre 17 miliardi di valore nominale a Fortress e Pimco (progetto Fino), mentre in autunno potrebbe mettere sul mercato uno stock meno consistente ma comunque di importo miliardario. I gruppi di stazza media si stanno muovendo invece in ordine sparso, prediligendo una commistione di vendite e gestioni.