La piattaforma sarà uno dei punti cardine del nuovo piano industriale della banca, che sarà presentato il prossimo novembre
Unicredit sta studiando una maxi piattaforma fintech. Lo scrive Il Sole 24 Ore, secondo cui il progetto è uno dei pilastri del nuovo piano industriale della banca, che sarà presentato a novembre. L’obiettivo è la “trasformazione della banca in una piattaforma con un’offerta integrata, in cui tutti i canali saranno interscambiabili e abilitati a offrire l’intera gamma di prodotti e servizi, senza alcuna distinzione”. L’offerta inoltre “non si limiterebbe ai soli prodotti interni ma anche a quelli forniti dai partner esterni, sia del risparmio gestito e assicurativo”.
Il progetto sarà guidato dalla manager Jingle Pang, group digital & information officer, insieme al suo braccio destro, la cinese Lu Yu. Le affiancheranno anche Daniele Tonella (Infrastructure & IT Services), e il capo della security Stefan Vogt, Gema Baguena (digital governance) e Stefano Frascani (digital foresight). Ricordiamo che Pang in passato è stata ai vertici di Standard Chartered Bank in Cina per oltre un decennio e artefice della trasformazione digitale di Ping An da assicuratore in una fintech di successo.
L’idea della banca è esportare su tutto il gruppo l’esperienza positiva registrata in Repubblica Ceca, dove l’istituto ha già sperimentato con successo il modello di banca integrata. Ecco perché in questi giorni Pang sta lavorando a stretto contatto con tutti i numeri uno delle singole aree geografiche, a partire dal capo di Unicredit Italia, Niccolò Ubertalli, per calare il modello di piattaforma che sarà sviluppato nei prossimi mesi. A tendere, una volta raggiunta la piena circolarità dell’offerta e della semplificazione dei processi di back-office, il gruppo punta a liberare risorse che saranno dedicate alla consulenza. E qui il progetto inevitabilmente si intreccerà a doppio filo alla trattativa in corso con il Mef sugli esuberi.
Si tratterebbe di un maggiore impegno per Unicredit all’interno del settore fintech, dove è già presente grazie a una serie di partnership e partecipazioni. Nel giugno 2020 la banca milanese ha siglato una partnership con la fintech americana Taulia. La partnership ha permesso a Unicredit di completare la sua offerta di soluzioni per la gestione del capitale circolante, potenziando la sua piattaforma di supply chain finance in modo da rendere possibile il supporto di un maggior numero di fornitori, con una perfetta integrazione nei sistemi ERP aziendali. Attraverso la piattaforma Taulia, le aziende possono creare filiere di approvvigionamento resilienti, offrendo ai fornitori stabilità e trasparenza a livello di capitale circolante.
Questo schema ricalca quello di altre banche citate spesso dal ceo Orcel come modello di riferimento: la banca Singapore Dbs Bank, l’australiana Commbank, e la spagnola Bbva, banca che ha fatto dell’innovazione digitale il proprio mantra compiendo una profonda trasformazione. Da Bbva provengono del resto: Marco Bressan, guru di Data e Artificial Intelligence; Ignacio Bernal, capo Architecture&Platform; la consigliera di amministrazione Beatriz Lara Bartolomé, considerata una pioniera dell’innovazione e della trasformazione digitale nelle tlc e nelle banche.
Bruno, azienda siciliana socia della catena di elettronica di consumo Euronics Italia, ha attivato nello stesso periodo il dynamic discounting della fintech Findynamic grazie alla partnership con Unicredit. Ricordiamo che la startup fintech è partecipata al 10% dalla banca dal giugno 2019. Unicredit inoltre detiene una quota della fintech londinese Meniga, entrata a far parte di Nexi Open, l’ecosistema per l’open banking della PayTech Nexi nel settembre 2020. Infine, nel febbraio 2020 Unicredit, insieme e Nexi e Plug and Play, azienda della Silicon Valley che ha già creato la più grande piattaforma di open innovation al mondo ed è attiva anche in Italia dall’aprile 2019, ha creato Plug and Play Italy, un nuovo polo del fintech in Italia, con sede a Milano.