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Unicredit torna a parlare di dividendi, dopo gli utili in salita (+40%).

Unicredit sfiora i 2 miliardi di utile nella prima metà del 2017

Banca Unicredit aumenta gli utili a 1,8 miliardi (+40,2% sul 2016), con un contributo di 945milioni da parte del secondo trimestre, superiore alle stime degli analisti che si fermavano a quota 676. Si torna perciò a parlare di dividendi, pur con molta gradualità: sull'esercizio in corso la cedola corrisponderà al 20% dell'utile netto normalizzato, un valore che non tiene conto delle voci straordinarie e che nel secondo trimestre ha raggiunto 1,255 miliardi (2,2 nei primi sei mesi dell'anno). La politica è in linea con quanto previsto dal piano triennale 2017/2019, che prevede un payout compreso tra il 20 e il 50% dell'utile netto.

I conti approvati ieri dal cda e diffusi questa mattina vedono i ricavi totali in calo del 7,8% annuo a 4,86 miliardi, con margine di interesse a 2,65 miliardi (-0,7%) e commissioni nette a 1,51 miliardi (+7,7%). In calo del 4,2% a 2,86 miliardi i costi operativi, per un rapporto cost/income salito al 58,9%. Escludendo l'impatto negativo da 310 milioni legato alla vendita di Bank Pekao, l'utile del secondo trimestre è pari a 1,3 miliardi. Complessivamente, nel primo semestre l'utile è di 1,85 miliardi (2,2 senza l'effetto di Pekao), in aumento del 40,2% sui primi sei mesi del 2016. 

Il coefficiente Common equity tier 1 fully loaded è al 12,8 %, contro il 10,33% di un anno fa, prima del maxi aumento da 13 miliardi e dalla pulizia di 17,7 miliardi di crediti deteriorati, perfezionata proprio in queste settimane con la cessione dello stock – nel frattempo sceso a 16,2 miliardi – a due veicoli controllati dai fondi Fortress e Pimco. Il 12,8% annunciato oggi non tiene conto dell'impatto positivo di altri 84 punti base che sarà contabilizzato nel terzo trimestre derivante dalla chiusura della cessione Pioneer (formalizzata a inizio luglio), ma la banca precisa che l'impatto sarà bilanciato dall'effetto negativo prodotto dalla crescita degli asset complessivi e dall'introduzione dei principi contabili Ifrse9 a partire da gennaio 2018.

Per quanto riguarda il tema degli Npl, la trimestrale diffusa in questi giorni segnala un costo del rischio a livello di gruppo in calo a 50 punti base nel secondo trimestre e a 55 nel semestre: «La previsione per il costo del rischio è stata rivista al ribasso attorno ai 60 punti base per il 2017 ed è confermata a 49 punti base per il 2019», specifica la banca. La causa è nella riduzione dei crediti deteriorati in ingresso ma anche delle cessioni: lo stock di crediti deteriorati è sceso da 55,3 a 53 miliardi in tre mesi (11% Npe lordo), la vendita di Npl ha toccato gli 1,8 miliardi nel primo semestre a «nel secondo semestre è atteso un aumento delle dismissioni».

Nonostante le notizie che segnalano una ripresa, bisogna ricordare che nel corso del secondo trimestre 1.135 dipendenti sono usciti da UniCredit. Si parla di 6mila persone rientrate nella riduzione dell'organico da fine 2015, ovvero il 42% dei target previsto per il 2019 (14mila dipendenti in meno). Nel trimestre, sottolinea inoltre l'istituto, «il programma di riduzione delle filiali è progredito con la chiusura di 464 filiali da dicembre 2015, corrispondenti al 49% delle 944 in chiusura programmata» entro il 2019. La chiusura di ulteriori 186 filiali è pianificata entro la fine del 2017, in anticipo rispetto al piano nell'Europa occidentale, mentre in Italia sono state già realizzate 90 chiusure a luglio.

Nella call con gli analisti l’ad di UniCredit Jean Pierre Mustier ripondendo a una domanda ha commentato le indiscrezioni sull’ipotesi di uscita dal capitale di Mediobanca. Un piano più complessivo, sempre secondo i rumor, prevederebbe anche l’allentamento della presa di Mediobanca su Generali. «In Mediobanca – ha detto il manager – siamo azionisti, siamo i primi azionisti. Sosteniamo il cda e il management e siamo fiduciosi che il management metterà in atto le giuste strategie. Siamo felici di rimanere azionisti e di lavorare col management e rinnoviamo l'adesione al Patto. Abbiamo già detto che è una partecipazione puramente finanziaria – ha comunque precisato Mustier – a oggi siamo ancora sotto il punto di pareggio e per noi è negativa dal punto di vista del capitale». Il banchiere ha poi ribadito il suo punto di vista su Generali: «Alla fine dell'anno scorso, prima che iniziasse la saga Generali avevo detto che pensavo che per l'Italia, come Paese, fosse importante avere una grande compagnia assicurativa indipendente e quotata. Lo confermo», ha concluso.

A cura della redazione
© Riproduzione riservata

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