L’offerta “inaspettata” di Orcel ha spiazzato tutti, in primis la diretta interessata, Bpm. Senza dimenticare l’operazione Commerzbank – al momento in stallo – Unicredit mira ora a “disturbare” il governo nel suo piano di costruzione di un terzo polo bancario. Ecco in sintesi lo scenario “di gioco”, le prossime mosse previste e quelle possibili.
Il blitz di Orcel su Banco Bpm, da 10 miliardi di euro, non ha incontrato il gradimento né dell’istituto guidato da Giuseppe Castagna, né del governo. L’offerta pubblica di scambio volontaria avanzata da Unicredit è stata giudicata inadeguata, in quanto, “non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm”. Il Cda di Piazza Meda aggiunge che, “preoccupano le prevedibili ricadute occupazionali e gli effetti negativi che avrà sulla flessibilità strategica dell’istituto”. Banco resta dunque – almeno per il momento – focalizzato sulle proprie strategie.
Questa mossa “a sorpresa” – che si palesa peraltro a distanza di poche settimane dal lancio della scalata a Commerzbank – mette altresì in pericolo l’operazione di Bpm su Monte dei Paschi di Siena, congelando la nascita del terzo polo bancario, targato Meloni.
Ora il gioco passa nelle mani degli azionisti e del mercato. Intanto, in questa nuova partita di Risiko bancario, il governo minaccia di utilizzare la carta del Golden Power.
Per Unicredit: “Bpm un obiettivo storico”
Unicredit considera Banco BPM, “un obiettivo storico”, mentre, “Commerzbank rappresenta un investimento, che ci metterà tempo per maturare”. Lo ha ribadito il Ceo Orcel, in apertura della conference call con gli analisti e la comunità finanziaria, dopo l’annuncio del lancio dell’Ops su Banco BPM. Un’operazione tutt’altro che ordinaria, che se dovesse andare in porto, porterebbe Unicredit a essere il primo gruppo bancario del Paese, nonché la terza banca europea per capitalizzazione di mercato. Lo scenario bancario italiano verrebbe così completamente ridisegnato e sarebbe essenzialmente rappresentato da due grandi poli: da una parte Intesa Sanpaolo, dall’altra appunto Unicredit.
Non a caso, l’offerta pubblica di scambio lanciata dall’istituto milanese sulla banca guidata da Castagna, mira proprio a bloccare sul nascere il famoso terzo polo bancario, guidato da Bpm, che unirebbe sotto lo stesso cappello, Monte dei Paschi, Anima (Banco ha depositato proprio in questi giorni, presso Consob, il documento di offerta relativo all’OPA volontaria totalitaria su Anima Holding) e altri operatori minori vicini all’orbita Bpm.
Giorgetti e Salvini dalla parte di Bpm
La riduzione del mercato a una sorta di bipolarismo bancario incontra anche la perplessità di Salvini e Giorgetti. Preoccupano fondamentalmente le potenziali significative ripercussioni per le famiglie, le imprese e i singoli cittadini. In un contesto con minori alternative disponibili, il rischio di un indebolimento della concorrenza potrebbe diventare reale, con molteplici effetti negativi su più fronti.
Le preoccupazioni di Bpm
Dall’altro lato del campo di gioco, il Cda di Piazza Meda è allarmato per un aspetto non indifferente dell’offerta di Unicredit. Come riporta AffariItaliani, tra le condizioni è previsto che “Banco Bpm non modifichi i termini dell’Opa su Anima, né compia operazioni che possano ostacolare il completamento dell’Offerta Pubblica di Scambio (OPS)”.
Questo vincolo, unito alla cosiddetta ‘passivity rule’, andrebbe a ridurre significativamente la flessibilità strategica del Banco, limitando la capacità del management di prendere decisioni autonome. La passivity rule è “una norma europea che impedisce al management di una società target di adottare contromisure volte a ostacolare un’offerta pubblica senza il consenso degli azionisti”. Nello quadro specifico di questa operazione, limita la capacità del cda di Bpm di modificare strategie, come appunto l’Opa su Anima, o compiere azioni che possano contrastare il completamento dell’Ops.
C’è poi un altro aspetto che allarma l’istituto: la fusione comporterebbe l’incorporazione rapida di Banco Bpm in UniCredit, con la conseguente perdita dell’identità giuridica e del marchio. Uno scenario che andrebbe a penalizzare clienti retail e corporate, in particolare le Pmi, storicamente al centro del business di Banco Bpm..
La seconda scommessa di Unicredit: Commerzbank
La strategia espansionista di Unicredit – come accennato in apertura – guarda anche oltre confine, con l’acquisizione di Commerzbank. Andrea Orcel ha chiesto alla Banca Centrale Europea l’autorizzazione per poter salire al 20% della seconda banca tedesca, ma anche qui ha incontrato il totale sfavore del governo tedesco. Ora la partita è temporaneamente in stallo, a causa delle elezioni tedesche anticipate, fissate per il prossimo febbraio 2025.
L’ipotesi Golden Power e l’inevitabile iter di controlli
Tornando all’operazione di Unicredit su Banco BPM, il governo – in particolare gli esponenti della Lega e di Fratelli d’Italia – si è mostrato tutt’altro che favorevole. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha in primis sottolineato che l’operazione non è stata concordata con il governo e poi ha ipotizzato il ricorso al Golden Power, ovvero lo strumento di legge che consente allo Stato di intervenire su acquisizioni, fusioni, incorporazioni di aziende considerate strategiche per la stabilità economica.
L’operazione dovrà comunque essere sottoposta al vaglio degli organi competenti: Bce tramite Bankitalia, Consob e Antitrust.
I prossimi passi
Con il rifiuto preliminare del cda di Banco Bpm, il prossimo passo prevede il confronto con i grandi investitori, a partire da Crédit Agricole, il principale azionista di Banco Bpm, che detiene una quota del 9,2%. La banca francese ha affermato di non aver richiesto autorizzazioni per salire oltre il 10%. Il suo ruolo resta comunque cruciale per il destino dell’Ops.
Gli analisti ritengono che Unicredit possa fare un ulteriore passo. Il Financial Times ha sottolineato come il ceo Andrea Orcel abbia margini di manovra per adattare la proposta, a seconda delle reazioni del mercato. Potrebbe quindi esserci un rilancio, con una nuova offerta di prezzo oppure con un cambio di forma.