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Vendita usato online

Vendita usato online: rischio multe per evasione fiscale

La vendita dell’usato online su piattaforme come Vinted, Wallapop e eBay è sempre più diffusa in Italia e nel mondo, ma dal 2023 sono entrate in vigore nuove normative fiscali che impongono obblighi di comunicazione e possibili tassazioni. Chi deve dichiarare i guadagni e quando è necessaria la partita IVA?

Vendita usato online: chi deve pagare le tasse?

Negli ultimi anni, il commercio digitale di oggetti usati ha registrato una crescita esponenziale. Grazie a piattaforme come Vinted, Wallapop e eBay, milioni di utenti acquistano e vendono beni di ogni tipo, dagli indumenti ai dispositivi elettronici, fino a oggetti da collezione. Tuttavia, molti venditori si chiedono se i guadagni ottenuti da queste vendite siano soggetti a tassazione.

La risposta dipende dalla frequenza e dal volume delle transazioni. Se la vendita è occasionale, ovvero limitata a pochi oggetti personali, non vi sono obblighi fiscali. Tuttavia, in presenza di attività continuative, la normativa fiscale italiana e comunitaria stabilisce soglie specifiche oltre le quali si applicano imposte e obblighi contributivi. Dal 1° gennaio 2023, infatti, è entrato in vigore un nuovo regime di segnalazione che impone alle piattaforme di comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati delle vendite effettuate dagli utenti online.

Obblighi fiscali: quando serve la partita IVA?

L’obbligo di segnalazione dei dati da parte delle piattaforme di vendita online si inserisce nell’ambito della direttiva europea DAC7, recepita in Italia con un provvedimento del 20 novembre 2023. Secondo questa normativa, se un utente supera determinate soglie di vendita, le piattaforme come Vinted, Wallapop e eBay devono raccogliere e trasmettere le informazioni fiscali all’Agenzia delle Entrate.

L’obbligo di dichiarazione scatta quando un venditore supera le trenta vendite in un anno solare o realizza un guadagno superiore a duemila euro nello stesso periodo. In tal caso, sarà necessario compilare un modulo contenente i propri dati personali e fiscali. Inoltre, se l’attività genera ricavi superiori a cinquemila euro annui, diventa obbligatoria l’apertura di una partita IVA e il versamento delle relative imposte. A tale scopo, le piattaforme sono tenute a comunicare il codice IBAN associato all’account, permettendo alle autorità fiscali di monitorare i flussi finanziari.

Controlli fiscali e conseguenze per i venditori abituali

Le informazioni trasmesse dalle piattaforme di vendita online saranno utilizzate dall’Agenzia delle Entrate per verificare se l’attività di un utente rientra nella categoria del commercio occasionale o se si configura come un’attività continuativa e abituale. Nel primo caso, non saranno applicate imposte, mentre nel secondo scatteranno gli obblighi fiscali e contributivi previsti per le attività commerciali.

Le piattaforme digitali devono trasmettere i dati di vendita all’Agenzia delle Entrate entro il 31 dicembre di ogni anno. Le informazioni verranno poi condivise con le autorità fiscali dello Stato di residenza del venditore. Se emergono incongruenze o omissioni, il contribuente potrebbe essere soggetto a verifiche e sanzioni per evasione fiscale.

Questa regolamentazione riguarda tutte le piattaforme che facilitano la vendita di beni e servizi, tra cui anche Amazon, Etsy e Airbnb. L’obiettivo di queste misure è contrastare l’evasione fiscale nel commercio elettronico, garantendo maggiore trasparenza e correttezza fiscale anche nel settore della vendita online dell’usato.

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