Dobbiamo tornare a considerare i debitori dietro gli NPL, siano essi famiglie o imprese, e garantirne la protezione.
Gli NPL, ovvero i crediti non performanti, rappresentano una ferita profonda per l’economia italiana. Secondo dati Bankitalia a giugno 2024, il loro ammontare sfiora i 200 miliardi di euro, un valore che grava pesantemente sul sistema bancario, e frena la crescita del Paese. Dietro a queste cifre fredde, però, si nascondono storie umane, drammi di famiglie e imprese che si trovano schiacciate dal peso del debito.
La massiccia uscita dei portafogli NPL dalle banche, circa 300 miliardi di euro tra il 2015 e il 2022, ha comunque alleggerito i bilanci bancari, ma ha creato un problema. Molti debitori hanno perso il contatto con le banche originali che avevano dato fiducia ai loro progetti, diventando solo numeri nei piani aziendali dei servicer che ora gestiscono questi portafogli.
La necessità di un approccio umano al problema degli NPL
E’ fondamentale, quindi, non limitarsi a considerare gli NPL come un mero problema finanziario, ma adottare un approccio che tenga conto del “volto umano” del fenomeno. Ciò significa mettere al centro la tutela dei debitori, siano essi famiglie che imprese, e attivare misure concrete per aiutarli a superare la fase di difficoltà e a rimettersi in piedi.
Andrea Urbani, avvocato esperto in crediti difficili, e attualmente Executive Director of NPEs di Banca Finint, sostiene che è fondamentale tornare ad ascoltare e tutelare questi debitori come clienti, per favorire l’intera economia e il rilancio di progetti imprenditoriali.
Urbani afferma che la sua prospettiva non è di parte, poiché Banca Finint è un attore significativo nel mondo degli NPL, contribuendo alla cartolarizzazione dei crediti per conto terzi. Tuttavia, rileva che l’industria degli NPL si concentra più sulla gestione del debito che sulla comprensione delle persone dietro di esso.
La necessità di gestire grandi volumi ha portato a una industrializzazione dei portafogli, rendendo difficile per i servicer, spesso non a conoscenza dei debitori individuali, riconoscere chi tra questi potrebbe avere la capacità e la volontà di risollevarsi economicamente.
Cosa dovrebbero fare le banche per i clienti NPL
Dovrebbero creare un servizio per aiutare i clienti a comprendere il mondo dei servicer, offrendo supporto alle società con potenziale di risollevarsi. La banca dovrebbe riacquistare spesso i crediti, fornire finanziamenti aggiuntivi e sfruttare gli strumenti offerti dal codice della crisi per facilitare accordi rapidi tra debitori e creditori, eventualmente con benefici fiscali. Queste sono operazioni ponte che permetterebbero ai clienti di ripresentarsi “puliti” nel mondo del credito ordinario. Per inciso, visto che siamo partiti da un’affermazione di un dirigente bancario di alto profilo di una banca specifica, questo Finint già lo fa.
Per quanto riguarda i debiti nei portafogli GACS (con garanzia statale sulle tranche senior), la gestione è più complessa a causa delle elevate aspettative di recupero nei Business Plan (BP), spesso irrealistiche. Anche se alcuni stanno pensando di sostituire il servicer incaricato, Urbani ritiene che sia necessario rivedere i BP e confermare la garanzia statale per evitare complicazioni future.